Conoscere i rischi dell’amianto

Di Mesotelioma si muore.
Sempre.
In poco tempo. La sopravvivenza media di un malato di mesotelioma è di circa nove mesi dal momento in cui la malattia viene diagnosticata.

Un rischio reale


Cinzia Manzoni,
presidente del Gruppo aiuto Mesotelioma e alcuni soci dell’associazione hanno ben esposto questa drammatica realtà con testimonianze toccanti di familiari di persone, anche giovanissime, colpite da questo inesorabile tumore.

lo sportello del Gruppo Aiuto Mesotelioma fornisce ai cittadini informazioni sulla malattia, Illustra le varie possibilità di cura, fornisce il primo sostegno psicologico diretto agli ammalati e ai loro familiari con la condivisione e il supporto di chi ha vissuto in prima persona questo dramma.

Il Mesotelioma è un tumore associato principalmente con l’esposizione all’amianto.  E’ un tumore raro che rappresenta meno dell’1% di tutte le malattie oncologiche, è difficilmente diagnosticabile, perché la sintomatologia è comune a quella di altre malattie dell’apparato respiratorio e le cure attualmente esistenti sono palliative. E tremendamente costose.

Eliminare le cause è l’unica arma efficace

Al convegno “Conoscere i rischi dell’amianto” promosso dal Comune di Montevecchia e tenutosi lo scorso sabato 5 marzo due medici, il dr. Almerico Mazzucchelli della Clinica Pneumologica AO San Gerado Monza e il dr. Antonio Ardizzola primario di oncologia
dell’ospedale Manzoni di Lecco hanno illustrato le dinamiche che portano all’insorgere del mesotelioma e hanno spiegato qual è lo stato attuale del protocollo di trattamento di questa malattia. Il quadro è drammatico: la rarità della malattia stessa, le sue caratteristiche peculiari rendono diagnosi lunga e difficoltosa; poche
strutture sanitarie sono in grado di trattarla e le  cure, oltre ad essere molto costose, non sono in grado di ottenere la guarigione del malato, ma, nel migliore dei casi, il prolungamento della sopravvivenza, che resta comunque estremamente bassa.
Un’evidenza schiacciante è emersa dalle relazioni dei medici: Il Mesotelioma è provocato in via prevalente dall’amianto. Ha un periodo di incubazione lunghissimo, si stanno ammalando adesso persone che hanno subìto l’esposizione oltre vent’anni fa, e nei prossimi dieci anni vedremo altri casi.
L’amianto è stato bandito nel 1992 e ancora adesso molti manufatti, per lo più coperture di edifici, sono presenti su tutto il territorio italiano; ogni secondo che passa non fa che aumentare lo stato di degrado, di deterioramento dei manufatti che rilasciano fibre. Invisibili. Letali.

Un pericolo troppo spesso sottovalutato

Rosy Battaglia giornalista di Wired e fondatrice di “Cittadini Reattivi” ha presentato una sua inchiesta dalla quale emerge come le istituzioni siano fondamentalmente impreparate, quasi inconsapevoli della portata del problema, come le resistenze alla denuncia della presenza di questa sostanza assassina siano ancora forti, come la rimozione e lo smaltimento siano ostacolati da una burocrazia disattenta, farraginosa e in generale impreparata a gestire un rischio pur così vasto e concreto.
Il dr. Raffaele Straniero, consigliere della Regione Lombardia ha ammesso un ritardo preoccupante, non solo negli interventi, ma addirittura nel censimento dei manufatti in amianto, che è proceduto sino ad ora affidandosi alla buona volontà delle amministrazioni locali e alla autocertificazione degli indici di degrado, che ha spesso provocato incertezza in merito ai volumi di materiale presente nei fabbricati e al loro effettivo stato.

C’è ancora molto da fare

L’intervento di Guido Torello della nostra associazione Gente di Pianezzo, ha testimoniato che nonostante le difficoltà nel costringere la proprietà di un sito altamente pericoloso  (8.000
metri quadri di cemento-amianto dell’ex allevamento)  la collaborazione tra cittadini, Comune e ASL può portare al risultato prefissato: la rimozione imposta da una ordinanza comunale.
Non è stato un percorso facile né rapido e non è ancora terminato.
Carlo Cavenaghi, della Consulta Ecologia di Montevecchia ha presentato i risultati ottenuti dal comune nostro vicino nella rimozione dell’Eternit. Dei circa 13.000 metri quadri di amianto, a
oggi ne sono stati rimossi, o sono in fase di rimozione – oltre 7.000, pari al 55%.
Per fare un paragone, i siti contenenti amianto in Olgiate (tra quelli censiti dal Comune, segnalazioni dirette alla ASL e smaltimenti effettuati) sono circa 250 per un totale approssimativo di 50,000 mq.   Ad oggi le pratiche di smaltimento riguardano quasi 7.000 mq pari al 14% del totale.   L’eventuale smaltimento dell’amianto dell’ex allevamento porterebbe quest’ultimo valore a circa il 30 %.   E’ evidente che c’è ancora molto da fare.

Sensibilizzare i vicini

Cavenaghi suggerisce una formula che consiste nella sensibilizzazione dei vicini. Il vicino che ha un tetto di eternit, è anche il vicino di scuole, di parchi giochi, impianti sportivi.
Potenzialmente, le strutture in eternit che vediamo nelle nostre frazioni, nei nostri quartieri, sono quelle che stanno producendo i malati di mesotelioma di domani.
Dopo la denuncia dei manufatti presenti nell’area dell’ex-allevamento, almeno  tre aziende agricole della nostra frazione hanno intrapreso spontaneamente lavori di bonifica (oltre 1.000 mq di coperture).

Questo purtroppo non è emerso dal nostro intervento al convegno, ma è una realtà importante che testimonia una presa di coscienza alla quale speriamo di aver contribuito con il nostro blog e la nostra associazione.
L’amministrazione del nostro Comune ci è stata vicina e ne rendiamo merito al Consigliere con delega all’Ambiente Pino Brambilla, che ha illustrato modi e difficoltà di intervento. I comuni si stanno attrezzando con “sportelli amianto” che assistono privati e aziende nel disbrigo delle pratiche, nell’individuazione e contatto di aziende certificate che operano lo smantellamento dell’eternit, nelle possibilità di accedere ad agevolazioni fiscali e contributive sia per i cittadini che per le imprese.
Tra le possibilità di agevolazioni fiscali e contributi,  particolare attenzione è stata posta al bando INAIL 2016 Contributi a fondo perduto per le imprese.

Spendere in interventi, o spendere in cure?

Smantellare i tetti in cemento-amianto è costoso, ma affidarsi a imprese serie, usufruendo di agevolazioni fiscali e contributi regionali si può contenere l’impatto economico. Smantellare
un tetto di amianto costa da 10 ai 20 euro al metro quadro.
Una confezione di Gleevec (Novartis), autorizzato dal Ministero della Salute per la cura di alcune forme di leucemia, non può essere prescritto per i malati di mesotelioma, anche se  è un prodotto chemioterapico che dà, in alcuni casi, la possibilità di prolungare la vita, non di eliminare il tumore.   Il farmaco ufficiale della Novartis costa 2,600$ al mese, mentre la versione generica, spesso acquistata tramite canali non ufficiali in India è disponibile a circa 175$ al mese.

Ci vuole più impegno

Il messaggio che vorremmo lasciare è che una maggiore “consapevolezza rischio amianto” porti a un maggior impegno nello smaltimento. Di particolare utilità sono gli sportelli amianto, ma chiediamo maggior coraggio da parte di tutti gli enti. Se è vero che un intervento del Comune  su tutte le pratiche censite dell’ATS Brianza non è economicamente sostenibile, intervenire nei pochi casi  di particolare rilevanza è doveroso.    Auspichiamo una maggiore presenza del Parco : sappiamo che è tra le sue priorità l’eliminazione delle principali strutture al suo interno, riteniamo che oltre che a segnalare il problema ai Comuni debba esercitare una maggiore pressione per un loro intervento.

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