La terra non perdona

“Dio perdona sempre, gli uomini qualche volta, la terra mai”.
Così diceva papa Francesco in una udienza dello scorso mese di maggio.
L’interruzione di via del Calendone avvenuta nei giorni scorsi, l’alluvione del 12 novembre scorso sono le ultime dimostrazioni di quanto siano vere queste parole.
Noi, nel nostro piccolo, abbiamo sempre cercato di dare una mano alle pubbliche amministrazioni per limitare le conseguenze di un uso scellerato del territorio chiedendo di intervenire là dove sono state apportate modifiche da parte dell’uomo cercando, ove possibile, di ripristinare quanto avevano creato i nostri “vecchi”.

Questo era lo spirito del nostro intervento del 9 dicembre (vedi relativo articolo) che avremmo voluto portare alla riunione con i sindaci e siamo sempre in attesa dell’incontro promesso dal Comune per valutare la fattibilità di quanto da noi richiesto.

L’interruzione di via Calendone fa gravare sulla nostra frazione un traffico che non è sostenibile, per la fragilità di via Pianezzo che sta già subendo i primi danni, come non è sostenibile far attraversare il nostro centro anche da mezzi pesanti (Pianezzo ha sempre avuto problemi di viabilità anche con il normale traffico).

La frana dell’argine del Molgora di mercoledì scorso con la chiusura di via Calendone sono una dimostrazione di come la natura non perdona.

Il Lago Calendone
Dal libro “Le origini della Brianza” di Virginio Riva

Virginio Riva, nel suo bel libro “Le origini della Brianza” del 1987 riportava che nel passato da Calco a Molino Cattaneo vi fosse un lago e il lago del fosso Calendone lo conoscono bene i “ragazzi dell’oratorio di Pagnano” che nel 1955 si tuffavano nella piscina e pescavano nel laghetto.
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L’interramento dell’area con la costruzione di capannoni nell’area ex-Sbianca permessa dagli uomini, la Terra, che non perdona, non l’accetta, chiede di tornare al passato.

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