Il caso Bomar si avvita in una spirale di cavilli legali
Dopo che la precedente giunta comunale, nel marzo del 2015 ha imposto alla Bomar, con ben due ordinanze, lo smaltimento delle coperture in eternit delle costruzioni dell’ex allevamento, la proprietà delle strutture ha dato il via a una battaglia legale che la vede contrapposta al comune di Olgiate Molgora e “per conoscenza” alla Gente di Pianezzo che ha sempre insistito sulla necessità di disinnescare quella bomba ecologica.
Il comune, dopo aver verificato che l’ultima ordinanza non era stata ottemperata, comunicava alla Bomar che avrebbe proceduto d’ufficio all’esecuzione dei lavori. La risposta della Bomar è stato il ricorso al T.A.R. della Lombardia.
I toni sono quelli del pretesto cavilloso, del distinguo giocato sull’interpretazione di paragrafi della giurisprudenza, e a nostro avviso, anche della strumentale e palpabile alterazione della realtà.
Si parte da un calcolo dell’indice di degrado che la ASL stima in un valore superiore a 45, mentre per la proprietà ammonta a 21, indice di basso degrado che non richiede interventi immediati.
L’indice di degrado esprime lo stato di deterioramento dei manufatti in eternit e conseguentemente la probabilità che rilascino nell’atmosfera particolati nocivi.
La proprietà minimizza, a suo avviso il rischio a cui espone gli abitanti di Pianezzo e i turisti che frequentano il parco non è di “Rilevante” salute pubblica, e si spinge a ipotizzare che le attività di rimozione provocherebbero una dispersione di particolati maggiore di quella naturale, trascurando completamente che tale rimozione non dovrebbe essere fatta da improvvisati manovali della domenica, ma da aziende qualificate e certificate che operano in condizioni di sicurezza.
Nelle argomentazioni viene sostenuto che l’esposizione all’amianto disperso dalle copertura della Bomar non sia nocivo, perché per essere tale, l’esposizione deve essere “per lo più di natura professionale“, lamenta l’assenza di discariche dove conferire l’amianto da smantellare, accusa le amministrazioni di aver imposto tempi troppo brevi e negato il diritto di replica a chi aveva l’obbligo di compiere le bonifiche.
Se dovessimo ripercorrere in questo post tutta la vicenda, ci sarebbe da leggere per una giornata, per cui vi rimandiamo alla raccolta dei nostri documenti, dove ci sono tutti gli atti di questa vicenda che sta assumento i toni del grottestco.
Da parte nostra, lasciando ai legali la risoluzione di queste vertenze, vogliamo sensibilizzare tutti i cittadini di pianezzo e delle zone limitrofe utilizzando il semplice buon senso.
L’indice di degrado è per la natura stessa d ciò che misura (il degrado, appunto) soggetto ad aumentare. Se anche fosse vero che lo scorso anno potesse essere stimato in un valore di 21, come asserisce la Bomar (basandosi su dati che l’ASL di Lecco considera non veritieri), a che punto sarà adesso? e il prossimo anno? E il giorno in cui finalmente Bomar sarà obbligata a provvedere alla bonifica?
Se anche una sola persona del territorio muore a causa dell’esposizione all’amianto, sarà una morte annunciata. Ha senso misurare la “rilevanza” della minaccia alla salute pubblica quando è assodato che l’amianto è nocivo?
Se anche una sola persona del territorio muore a causa dell’esposizione all’amianto e la sua morte non potrà essere attribuita a cause professionali che cosa faremo, che cosa farà la Bomar? Si convincerà definitivamente di non avere responsabilità per quella morte?
Quanto coraggio ci vuole, di fronte all’importanza della salute e della vita di esseri umani e di fronte ad un dato certo, incontestabile, che il degrado del sito impone LA RIMOZIONE DELLE COPERTURE ENTRO UN ANNO, per cavillare su “competenza, illegittimità, erronea e falsa applicazione, omessa comunicazione, eccesso di potere, travisamento della situazione di fatto”
Fino a che punto può arrivare l’insensibilità di certe persone che preferiscono investire il proprio denaro in cause legali anziché spendere per procedere a lavori di bonifica che sono imposti per legge?
La Bomar temporeggia, procrastina, allunga i tempi sperando che cittadini e istituzioni si stufino di seguire il caso, e volendo, per risolvere il caso, realizzare un suo progetto usando i ricorsi come arma di pressione nei confronti del Comune.
Vuole dimostrare di non costituire una minaccia per l’ambiente e per la salute e lo fa con pretesti che urtano le coscienze, il buon senso e probabilmente numerose leggi.
La nuova amministrazione comunale ha già contattato la Bomar, spera, in tempi molto brevi di trovare un accordo per la riqualificazione del sito. In caso contrario DEVE procedere d’ufficio all’esecuzione dei lavori per lo smaltimento dell’amianto.
Bomar dovrà bonificare l’area dell’ex-allevamento. Su questo non abbiamo dubbi.
Peccato che quando lo avrà fatto non ci sarà nessun motivo di sollievo perché il pericolo non sarà scongiurato. Il periodo di incubazione perché si sviluppi il mesotelioma è di numerosi anni, più ne passano e peggio è. E qualcuno tra di noi forse si sta già ammalando