I manufatti in amianto in corso di deterioramento possono rilasciare nell’atmosfera in un anno 3 grammi per metro quadro. Tanto per dire, nel caso dell’ex-allevamento, sul quale abbiamo ottenuto l’attivazione di comune e ASL, sono ventiquattro chili di fibre che se ne vanno in giro per l’atmosfera e per i nostri polmoni.
E questo è niente, se paragonato ad altri casi ancora aperti e sui quali pochi o nessuno sembrano interessarsi. In Cina? No, alla ex-fornace di Valletta Brianza e a Lomagna. Insomma, all’interno del Parco del Curone.
A renderlo noto è Merateonline, con un bell’articolo che illustra i risultati della mappatura effettuata dalla consulta ecologia, ambiente, territorio e urbanistica del Comune di Montevecchia.
Dal lavoro, durato diversi anni, emerge che nell’area del parco sono ancora numerose le costruzioni le cui coperture sono realizzate con il materiale killer, e che nonostante i censimenti, l’intervento autonomo dei privati e le denunce come quella promossa dalla Gente di Pianezzo nei confronti della Bomar Srl., soltanto il 6.3% delle coperture in Eternit era stato rimosso a maggio del 2015. Il dato è riferito al territorio del Comune di Montevecchia, ma serve a dare una misura della scarsità degli interventi.
L’ente Parco, sul cui territorio esistono molte grandi costruzioni potenzialmente suscettibili di bonifica, l’ente parco, dicevamo, che come soggetto giuridico sovracomunale potrebbe far valere se non la propria autorità, almeno la propria voce per dar peso a denunce circostanziate di manufatti in cemento-amianto, in qualche modo si chiama fuori, sostenendo che la questione amianto non è di sua competenza e che, ricevuta una segnalazione della presenza di amianto nei confini del parco, altro non può fare se non segnalarla agli enti del comune interessato.
Del resto, sostiene l’Ente Parco per bocca del proprio presidente Michele Cereda “Ci sono altre situazioni, altrettanto rilevanti, la cui presenza sul territorio è in contrasto con lo scopo di un’area naturale: il versamento di liquami o gli scarichi fognari abusivi“.
E’ vero, per carità, nessuna obiezione sui ruoli istituzionali di un parco naturale. A nostro avviso, però, nel caso dell’amianto, ciascuno di noi, istituzioni comprese, dovrebbe compiere uno sforzo che vada anche oltre il proprio ruolo. Ci è noto che la cura e la salvaguardia di flora e fauna del parco hanno un impatto indiretto anche sul benessere del territorio e delle persone che lo abitano. Interventi diretti (di censimento, denuncia, pressione sulle istituzioni) sulla questione amianto hanno un effetto diretto e immediato sulla salute pubblica. La preservazione di una specie endogena di un albero o di un uccello a rischio estinzione sono compiti importanti, delicati e con traguardi a lunghissimo termine, ma in tutta onestà non riusciamo a pensare che rivestano un’importanza maggiore dello smaltimento di una sostanza dannosissima che incide nella mortalità degli abitanti del parco assai più, ad esempio, degli incidenti stradali. E che tra l’altro pone obiettivi di completamento a molto più breve termine.
Insomma, sulla questione amianto a nostro avviso si fa poco, mentre si potrebbe e si dovrebbe fare molto di più. Noi come cittadini di una frazione ci siamo già mossi, abbiamo già fatto le nostre denunce, abbiamo già ottenuto i primi risultati. E siamo i pochi cittadini di una piccola frazione!
Però il nostro sforzo è insufficiente, le fibre di amianto si propagano nell’aria e la piccola quantità che non si libererà più in seguito alle nostre denunce è niente, se paragonata alla minaccia che proviene dal nostro stesso territorio e che non è presa in considerazione soltanto perché in qualche comune limitrofo non si interviene con la stessa determinazione che abbiamo avuto noi e il comune di Olgiate Molgora.
Con questo articolo, e con la lettera che abbiamo inviato ieri all’Ente Parco del Curone, al Comune di Olgiate Molgora e agli organi di informazione locali, intendiamo sensibilizzare enti e popolazioni affinché la lotta per lo smaltimento dell’Eternit non si arresti, e anzi, si intensifichi per liberare una popolazione e un territorio straordinariamente bello da un pericolo reale, concreto, attuale.